mercoledì 18 giugno 2008

L'ultima pagina di Mario Rigoni Stern


Il grande vecchio se n'è andato.
(foto di Cristiano Carli, tutti i diritti riservati)

Se n'è andato con discrezione, grazie alla sua famiglia che - nonostante fosse nota ai più la malattia che lo stava consumando - è riuscita a mantenere avvolto in un manto di privatezza quest'ultimo tratto della vita di Mario Rigoni Stern. Ultimo tratto concluso ieri, giorno successivo alla morte, con un intimo funerale al cimitero di Asiago.
Asiago e il suo scrittore hanno sempre avuto un rapporto controverso, come quasi sempre succede, del resto, tra un uomo illustre e la sua terra. Un po' fa parte del gioco.
Mario Rigoni Stern aveva fra l'altro posizioni politiche nette, nei confronti delle quali era lecito avere opinioni diverse. Ma ha trasmesso memoria, e questo è sempre un lavoro che merita un'enorme stima.
Memoria della guerra, vissuta, combattuta. E chi l'ha vissuta e combattuta può parlarne, per tutti gli altri è necessaria la sospensione del giudizio.
Io, da asiaghese, sono più legato ai libri di Rigoni Stern in cui protagonista non è direttamente la guerra, ma l'Altopiano (anche se spesso i due aspetti non sono separabili). Ad esempio, Uomini, boschi e api è una meravigliosa opera di memoria della vita e dei mestieri che si facevano un tempo sull'Altopiano, e che in parte si fanno ancora oggi. L'anno della vittoria è un puntuale resoconto di come Asiago ricominciò a vivere dopo la prima guerra mondiale. Sono pagine preziose di storia asiaghese, nelle quali l'intento narrativo non travalica mai il rispetto degli avvenimenti storici.
Ma personalmente, anzi, narcisisticamente, il suo scritto al quale sono più legato è una breve dedica sul suo Meridiano Mondadori, al termine di un'intervista - una delle numerose che mi concesse - durante le vacanze di Natale 2003: "A Cristiano Carli, in ricordo della nostra terra e della nostra gente".

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