domenica 22 giugno 2008

E' arrivata!

Non so dalle vostre parti, ma qui a Roma l'estate è arrivata.
Quando arriva l'estate?
L'estate arriva quando stai lavando i piatti, li risciacqui, li riponi in alto sullo scolapiatti e le gocce d'acqua fredda che ti scorrono lungo le braccia non ti fanno più bestemmiare dal fastidio, ma sospirare di sollievo.
Ecco, stamattina è successo.

mercoledì 18 giugno 2008

L'ultima pagina di Mario Rigoni Stern


Il grande vecchio se n'è andato.
(foto di Cristiano Carli, tutti i diritti riservati)

Se n'è andato con discrezione, grazie alla sua famiglia che - nonostante fosse nota ai più la malattia che lo stava consumando - è riuscita a mantenere avvolto in un manto di privatezza quest'ultimo tratto della vita di Mario Rigoni Stern. Ultimo tratto concluso ieri, giorno successivo alla morte, con un intimo funerale al cimitero di Asiago.
Asiago e il suo scrittore hanno sempre avuto un rapporto controverso, come quasi sempre succede, del resto, tra un uomo illustre e la sua terra. Un po' fa parte del gioco.
Mario Rigoni Stern aveva fra l'altro posizioni politiche nette, nei confronti delle quali era lecito avere opinioni diverse. Ma ha trasmesso memoria, e questo è sempre un lavoro che merita un'enorme stima.
Memoria della guerra, vissuta, combattuta. E chi l'ha vissuta e combattuta può parlarne, per tutti gli altri è necessaria la sospensione del giudizio.
Io, da asiaghese, sono più legato ai libri di Rigoni Stern in cui protagonista non è direttamente la guerra, ma l'Altopiano (anche se spesso i due aspetti non sono separabili). Ad esempio, Uomini, boschi e api è una meravigliosa opera di memoria della vita e dei mestieri che si facevano un tempo sull'Altopiano, e che in parte si fanno ancora oggi. L'anno della vittoria è un puntuale resoconto di come Asiago ricominciò a vivere dopo la prima guerra mondiale. Sono pagine preziose di storia asiaghese, nelle quali l'intento narrativo non travalica mai il rispetto degli avvenimenti storici.
Ma personalmente, anzi, narcisisticamente, il suo scritto al quale sono più legato è una breve dedica sul suo Meridiano Mondadori, al termine di un'intervista - una delle numerose che mi concesse - durante le vacanze di Natale 2003: "A Cristiano Carli, in ricordo della nostra terra e della nostra gente".

giovedì 5 giugno 2008

mettiamo gli accenti sulle ì

Che fine ha fatto l'accento della parola ""?
Si moltiplicano i casi in cui viene completamente dimenticato (?) o volutamente omesso (!).

Non ho molta stima di come il giornalismo tratta la lingua italiana. Non sono certo un purista, sostengo l'innovazione continua del lessico. Ma il giornalismo il più delle volte non lo innova, il lessico, lo impoverisce soltanto.

Perchè si scrive un triste "si" senza accento? Pigrizia? Comodità? Ignoranza? Propendo per quest'ultima ipotesi, anche quando lo vedo nei titoli di giornali e tv nazionali.

è una parola importantissima, non si può decidere da un giorno all'altro (e poi, in nome di chi?) di cambiare il modo di scriverla.

è la meravigliosa risposta a tante domande, come "mi ami?", oppure la terribile risposta a tante altre, come "è quello che penso che sia, dottore?".

Senza contare il "sì, sì, sì!" che tutti vorrebbero far dire a una donna almeno una volta al giorno.

Sarebbe possibile vivere (male) senza articoli, peggio ancora senza preposizioni. Ma non sarebbe possibile vivere senza il .

Dunque portiamogli rispetto! E restituiamogli il suo accento.